In questi giorni sono stato letteralmente bombardato di telefonate, mail, messaggi promozionali… Ma me lo aspettavo. Perché sto facendo dei test. Sto dando il mio consenso per finalità di marketing ad alcuni servizi online per vedere cosa succede.
Scelgo appositamente quelli che non specificano per quali finalità stanno raccogliendo i dati. Granularità? Neanche l’ombra. E infatti… Infatti, mi è arrivato di tutto. Si parla ancora tanto di gestione del consenso, ma il problema non è il consenso è la gestione delle basi giuridiche nell’ambito delle finalità. Una cosa ben diversa.
Quindi, per aiutare le aziende, i marketing manager e le agenzie a capire perché vanno specificate le finalità sui singoli trattamenti e non si può mettere tutto dentro lo stesso minestrone, stanotte ho scritto uno dei miei racconti.
Come sempre, è tutto frutto della mia fantasia (e in parte anche dei miei incubi).
Buona lettura!
Ananas e fenicotteri rosa – Un caso piccante per Andrea Kaiser
«Dai Andrea, è il mio compleanno, accompagnami!» piagnucolò Surici per la decima volta quella mattina. Kaiser stava cercando invano di mettere la parola fine a un’informativa privacy complicatissima per un’azienda industriale che aveva iniziato a usare l’intelligenza artificiale, ma il piagnisteo costante del collega DPO gli impediva di pensare.
“Un moscone che ronza intorno alla testa darebbe meno fastidio” pensò.
«E va bene Lanfranco! Ma a Luisa lo spieghi tu» cedette «Le dici tu che mi costringi ad andare al locale di lap dance perché è il tuo compleanno e ti vergogni di presentarti là da solo!»
Luisa, sua moglie, era una donna molto intelligente e di mentalità aperta ma, soprattutto, si fidava di lui. Sapeva che, nonostante Kaiser parlasse spesso di club di scambisti, anche per lavoro – locali che il marito, in passato, aveva frequentato con assiduità -, se ne sarebbe stato buono buono al tavolo, mentre Surici, molto probabilmente, si sarebbe scatenato intorno al palo…
“Chissà se Carla è d’accordo…” si chiese Kaiser.
Carla, la moglie di Lanfranco, non era esattamente una progressista. Capo catechista della chiesa del paese in cui vivevano, presiedeva ogni riunione del consiglio parrocchiale e faceva le veci del Don per tutte le magagne dei fedeli. Era una donna dal piglio deciso, ma anche molto pia. Kaiser non si capacitava di come avesse potuto sposare Surici che, in gioventù, era noto col soprannome di “Casanova della Bassa reggiana” …
«Grande! Consideralo fatto! Allora ci troviamo stasera alle 23, davanti al locale» promise raggiante il collega «Ah! Mi raccomando… acqua in bocca con Carla, eh! Le ho detto che stasera andiamo a mangiare funghi a Borgotaro e che tarderemo un po’…»
Kaiser si astenne dal commentare.
Qualche ora dopo, parcheggiò a poca distanza dall’ingresso del night club e subito notò la curiosa fauna maschile che si aggirava intorno al locale: uomini di mezza età con occhiali da sole, bavero alzato e aria furtiva – chiaramente sposati e padri di famiglia -, gruppi di ragazzi baldanzosi che si davano pacche sulle spalle, qualche habitué dall’aria sorniona…
Il DPO ripensò con una punta di nostalgia alle serate brave in compagnia degli amici.
“Tutto come allora…” si disse.
Poi, all’improvviso, un brusio lo distolse dai ricordi di gioventù.
Proveniva dall’ingresso del locale. Una macchia color bianco e oro stava attirando gli sguardi di tutti. Tra occhi lascivi ed esclamazioni di stupore, dal buio del parcheggio comparve una donna alta, in tailleur bianco castigatissimo, capelli a crocchia e aria severa. Solcava la folla come una mietitrebbia affonda – mortale - un campo di grano. Alcuni si ritrassero impauriti, altri abbassarono lo sguardo. No, non era una nuova ballerina del night club…
Kaiser guardò bene. La donna aveva un’aria familiare… ma sì, certo! Era Bianca Granitica della Tizio Caio Logistica, cliente dello studio di DPO che aveva con Surici. L’aveva aiutata a gestire una situazione spinosa su un problema con il controllo dei lavoratori in azienda.
Cosa ci faceva lì!?!
Kaiser iniziò a sudare.
“E adesso?” si disse grattandosi la testa.
La situazione era imbarazzante. Incontrare una cliente davanti a un locale di lap dance non era certo la migliore pubblicità per lo studio… forse era il caso di andare via…
Fece per mettere in moto, quando vide Surici arrivare di corsa, con la stessa espressione di un bambino che entra per la prima volta in un luna park. Per un attimo, Kaiser restò folgorato dalla sua camicia hawaiana gialla con un motivo di ananas e fenicotteri rosa. Gli occhiali dalla montatura fucsia che brillavano nella notte.
“Ma è… lui?” si chiese.
Poi il sangue gli si gelò nelle vene.
Bianca Granitica si stava voltando dalla parte di Surici che, avvistata la cliente, si era come rattrappito. Per un attimo il DPO tentò di nascondersi dietro a uno dei padri di famiglia che stazionava nella penombra, ma questo, infastidito, gli diede una spinta e il poveretto finì nel mezzo del fascio di luce di un lampione. In bella vista. Perfettamente riconoscibile.
Bianca Granitica lo adocchiò e lo salutò.
“Porc…” si disse Kaiser. Per una frazione di secondo si chiese se abbandonare il collega al suo destino. Ma poi ci ripensò e uscì dall’auto per raggiungerli.
«Dottor Kaiser! Buonasera, anche lei qui?» gli disse la donna con un sorrisetto camuffato a stento.
«Sì, ecco…» Kaiser si schiarì la voce «Siamo qui per conto di un ente che ci ha commissionato un’indagine sui locali di lap dance. Per vedere come gestiscono i dati personali dei clienti, se danno l’informativa e quant’altro. Quindi abbiamo pensato di iniziare fingendoci clienti. Come dei mistery shopping… ha presente?» mentì abbassando lo sguardo. Era in imbarazzo, non tanto per sé, ma per la mise del collega e amico.
Surici lo fissò con aria da ebete, ma non disse nulla. Bianca Granitica finse di mangiare la foglia e rispose: «Capisco! Be’ io, invece, ehm… sono qui per mio cugino Simplicio e per lo zio…»
I due DPO conoscevano bene Simplicio Faina – CEO della Tizio Caio Logistica – e suo padre, Ortensio Faina, ex patron dell’azienda. Due galletti da pollaio, che di GDPR e privacy non sapevano quasi nulla, costretti a dividere la dirigenza della società con un osso duro come Bianca Granitica.
Integerrima e preparatissima, Bianca era il genere di cliente con cui Kaiser era felice di lavorare. Il concetto di accountability le era perfettamente chiaro ed era sempre la prima ad assicurarsi che tutti gli adempimenti normativi fossero adottati nei modi e nei tempi corretti. Non ultimo, l’adeguamento alla NIS 2 - la Tizio Caio Logistica era uno dei fornitori di un importante laboratorio medico, con diverse sedi in Italia - che Bianca stava gestendo alla perfezione.
“La assumerei subito, se non facesse un altro lavoro” aveva pensato Kaiser più volte.
«Be’, già che ci siamo…» disse la donna «entriamo e vedrete con i vostri occhi! Tanto sapete bene di che pasta sono fatti mio zio e Simplicio…» e col piglio implacabile di un generale romano, Bianca Granitica entrò nel locale, seguita da Kaiser. Poco più indietro, con l’aria afflitta di chi ha perso per un soffio alla lotteria, procedeva incespicando anche Lanfranco Surici. A capo chino, il DPO si lisciava la camicia hawaiana, sospirando mesto. Niente lap dance quella sera e addio compleanno sul palco…
I tre si diressero verso la hall, dove un buttafuori di 2 metri lì squadrò con aria severa – indugiando disgustato sull’outfit hawaiano di Surici – e li invitò a registrarsi, pagare e lasciare la giacca. Una ragazza bellissima li accolse con un sorriso e presentò loro un foglio in cui inserire i propri dati personali, insieme all’informativa privacy.
«È per eventuali controlli delle forze dell’ordine» disse, allargando il sorriso.
Kaiser, perplesso, lesse l’informativa e si soffermò su un punto: consenso per finalità di marketing. “Ma per quali finalità, di preciso?” si chiese.
Diede il consenso.
Voleva vedere cosa sarebbe successo.
Anche Surici fece lo stesso, troppo amareggiato per riflettere su cosa stesse facendo, mentre Bianca Granitica non acconsentì. Lasciate le giacche e la camicia hawaiana di Surici, che ora era in t-shirt bianca, entrarono in sala.
Musica suadente, pubblico eccitato, il palco nella penombra. “L’atmosfera è sempre la stessa…” sospirò Kaiser. E per una frazione di secondo dimenticò come mai fosse lì. Si ricompose in un attimo e si guardò intorno alla ricerca di Simplicio e Ortensio Faina. Ma dei due, nessuna traccia.
Bianca Granitica stava per tornare nella hall e chiedere alla ragazza se li avesse visti, quando le luci stroboscopiche aumentarono di intensità. La musica si fece caraibica e sul palco uscirono tre figure. Al centro, una ragazza vestita di piume ballava scuotendo i fianchi. Ai lati, due uomini completamente nudi, tranne che per il tanga fucsia, sculettavano e agitavano le braccia in alto. Kaiser guardò meglio i due Borat che saltellavano sul palco e per poco non inciampò su Surici: erano Simplicio e Ortensio Faina!
Bianca Granitica, visibilmente imbarazzata, con gesti meccanici, estrasse due magliette dalla borsa, si scusò con i due DPO, dicendo che li avrebbe ricontattati per approfondire la questione NIS2, poi salì sul palco. Subito gli uomini in sala si scaldarono, pensando a un nuovo spettacolo a quattro, ma lei puntò dritta verso il cugino e lo zio che, vedendola, si coprirono con le mani alla bell’e meglio. Porse ai due le magliette, intimando loro di vestirsi e di seguirla. Zio e cugino obbedirono automaticamente e con l’aria da cane bastonato, sparirono in camerino con lei.
«Be’… già che ci siamo…» sussurrò Surici guardando Kaiser in tralice «Cosa ne dici di restare?»
Il DPO osservò il collega: gli occhi luminosi e l’aria di chi sta per esaudire il suo ultimo desiderio. Acconsentì.
La serata trascorse come da piano. Con Lanfranco sul palco a ballare e Kaiser seduto, a sorseggiare un Negroni ghiacciato, riflettendo sull’informativa appena firmata. Qualcosa non quadrava…
Il giorno seguente, i due arrivarono in ufficio alle 8.00. Surici era sotto analgesici per riprendersi dall’emicrania post-sbornia, Kaiser era fresco come sempre – gli bastavano 4 ore di buon sonno per riposare – e pronto per concludere il documento iniziato il giorno prima.
All’improvviso, i telefoni dei due presero a vibrare – stavano arrivando dei messaggi - e la casella di posta sì riempì di e-mail. Sui loro schermi comparvero le immagini di ballerine ammiccanti che li invitavano a sottoscrivere un abbonamento al locale di lap dance.
Un banner a tutto schermo ritraeva i due Faina e una ragazza coperta di piume che facevano la lotta nel fango. Lo slogan “Entra nel Club, il prossimo potresti essere tu” lampeggiava rosso fuoco proprio sopra il costume da Borat di Ortensio Farina.
Kaiser osservò la scena. Non aveva più parole per descrivere quella coppia di dissoluti.
Mentre Surici scorreva le immagini affascinato, il DPO alzò il telefono e chiamò il locale. Rispose una voce femminile (forse la ragazza della reception) e lui le chiese di parlare col titolare:
«Pronto? Qui Santo Rombo, con chi parlo?» rispose una voce maschile.
“Santo Rombo? Ma che nome è?” si disse Kaiser.
«Salve signor… Rombo. Sono Andrea Kaiser, la contatto perché ieri sera sono passato al suo locale con un mio collega e…» rispose Kaiser semplificando un po’.
«Ahhh! Un cliente! Ma perché non me l’ha detto subito?» lo interruppe l’altro «Le è piaciuto lo spettacolo? Ha ricevuto il nostro invito a entrare nel club?»
«Ecco, la chiamo proprio a proposito di questo» disse Kaiser e la sua voce si fece più bassa «Per lavoro mi occupo di privacy e GDPR. E ieri sera mi hanno consegnato un’informativa, quindi immagino sappia di cosa sto parlando…»
Dall’altra parte, Santo Rombo si fece serio «Sì, sì, certamente… L’avvocato che ci segue l’ha preparata per noi. Sa, dato il tipo di locale che gestisco, sono spesso coinvolto in faccende “particolari” – questioni legali di mogli tradite e cose simili – quindi ci tengo che tutto sia in regola. Non voglio avere problemi.»
Kaiser rimase stupito e dovette ammettere con sé stesso di essere partito un po’ prevenuto. Santo Rombo sembrava essere più responsabile del previsto.
«Bene. Ottimo approccio. La chiamo perché credo proprio che l’informativa che lasciate ai clienti vada rivista» proseguì «Ieri ho acconsentito al trattamento per finalità di marketing, ma non era specificato quali e ho notato alcuni problemi…»
«Mi dica tutto» rispose Rombo.
«Vede, ogni finalità deve avere la sua informativa: l’invio di newsletter deve avere la sua informativa, l’invio di messaggi su WhatsApp deve avere la sua informativa, eventuali altre iniziative devono avere la loro…» iniziò a spiegare Kaiser.
«Ah! Quindi anche il regalo che inviamo a casa ai nuovi clienti?» chiese Rombo, con ingenuità.
«Inviate un regalo ai nuovi clienti?» chiese Kaiser sorpreso.
«Sì! A chi lascia l’indirizzo di casa e la mail inviamo un regalo speciale. I clienti single ne vanno matti! Solo gli uomini sposati evitano di dare il consenso. Comprensibile, no? Be’ Dottor Kaiser, grazie per avermi avvisato. Faccio presente la cosa al mio legale, così può aggiornare l’informativa al più presto. Spero di rivederla da noi…»
«Va bene, ma… aspetti! E le foto dei due Borat che usate per la pubblicità? Loro vi hanno dato il consenso?» chiese il DPO.
«Ah, quelle? Sì, anzi… sono stati proprio loro a chiederci di fotografarli nel fango… io all’inizio non volevo, ma hanno insistito… Sa, sono clienti abituali… Dottor Kaiser ora devo proprio salutarla! Arrivederci!» e chiuse la chiamata.
Kaiser rimase col telefono a mezz’aria per un po’, pensando con solidarietà alla povera Bianca Granitica.
Un lamento interruppe i suoi pensieri.
«Ma no, Carla! Te lo assicuro! Hai capito male!» piagnucolava Surici nascosto in bagno.
Kaiser tese l’orecchio. «Quelle manette rosa non sono mie. Te lo assicuro! Me le avranno spedite per scherzo… io ero a Borgo Taro a mangiare i funghi!»
«Ma se qui c’è scritto: “Torna a trovarmi, Lanfranco! Firmato: Jessica”!?!» sentì tuonare al di là della cornetta del collega.
Ecco il regalo che Rombo inviava a casa dei nuovi clienti!
Kaiser rise sotto i baffi.
Poi il suo telefono vibrò.
Era un messaggio di Luisa: “E di queste [foto delle manette] cosa ne faccio?”
Il DPO sorrise teneramente.
“Luisa, che donna! Non ha fatto una piega!” pensò.
“Mettile nel cassetto con le altre, che ho deciso di continuare la collezione” le rispose.
Chiuse la porta del suo ufficio - i mugolii di Lanfranco si sentivano appena – e riprese il lavoro da dove lo aveva lasciato.