Il GDPR è proattivo

01 marzo 2018Ultimo aggiornamento 29 febbraio 2024
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Il nuovo Regolamento Europeo sulla privacy poggia interamente sul concetto di prevenzione. Se prevenire significa agire prima che si sviluppino eventuali problemi, nel caso della privacy vuol dire applicare procedure e sistemi per gestire i dati in modo che il rischio residuale sia basso.

È l'articolo 25 del GDPR a obbligarci esplicitamente a "integrare nel trattamento le necessarie garanzie al fine di soddisfare i requisiti del regolamento e tutelare i diritti degli interessati". In altre parole a dirci di non essere reattivi ma proattivi.

Ecco, quindi, che con il Regolamento EU 16/679 ogni azienda sarà obbligata a verificare strumenti e operazioni ancor prima di muoversi. Per esempio, prima di dare i nostri dati ad uno studio paghe dovremo fare una valutazione di rischio per verificare se il fornitore in questione può garantire il corretto trattamento dei dati che gli affidiamo. Nel caso in cui non fosse così a causa dei sistemi utilizzati dallo studio, allora come titolari saremo obbligati a rivolgerci a qualcun altro. È quello che abbiamo già definito come privacy by design.

Un altro aspetto da sottolineare è quello sanzionatorio. Sempre secondo l'articolo 25 del General Data Protection Regulation, infatti, la sanzione applicabile per il mancato rispetto dei principi elencati arriverà fino a 10 milioni di euro o al 2% del fatturato annuale, ma è bene notare che l'articolo 83 specifica che il quantum della sanzione va valutato tenendo conto delle misure tecniche e organizzative messe in atto caso per caso, vale a dire di quanto saremo stati, per l'appunto, proattivi.

Come sempre al centro di tutto c'è la necessità per un'organizzazione di essere consapevoli del cambiamento che il GDPR ha portato con sé.

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